A Palazzo Marziale, dimora sorrentina del 1400, s’incontrano le anime degli artisti Giusy Lauriola, Marina Falco e Vittorio Iavazzo, dando seguito ad una esplorazione artistica raffinata ed evoluta. Iavazzo plasma la forma, in corpi stabili che occupano lo spazio con sicurezza e compostezza, in un rinnovato equilibrio. Parte dalla materia argillosa per restituire emozioni raccontate attraverso materiali apparentemente fragili come la carta pesta ma che riconsegnano figure quali fauni, dee, ninfe possenti ed ieratici. Una linea sottile, comune, si percepisce tra i corpi e la natura.
Von Buren Contemporary è fiera di presentare Arcadia, la mostra personale del giovane scultore napoletano Vittorio Iavazzo. L'Arcadia, antica regione greca del Peloponneso, è divenuta nell'immaginario collettivo un luogo senza tempo, simbolo di un mondo idilliaco e distante, dove a regnare non è il caos, ma la natura e i paesaggi bucolici. Vittorio Iavazzo attinge all'iconografia antica e mitologica adattandola al mondo contemporaneo; l'immagine ideale e romantica dell'Arcadia non rappresenta una via di fuga dalla realtà, quanto un elemento simbolico, una guida invisibile, un luogo ideale da rendere visibile attraverso l'arte. Le opere dell'artista - che vanno dalla scultura, alla pittura ed al disegno -ritraggono figure mitologiche che tracciano un percorso allegorico, un viaggio interiore che va dalla perdita alla rinascita. Apollo e Dafne aprono il tragitto, colti nel momento più drammatico, quando ormai la ninfa, pur di non essere posseduta dal Dio, si trasforma in alloro, lasciando un rametto tra le mani di lui.
Citando il sagace Leo Longanesi “l’arte è un appello al quale in troppi rispondono senza essere stati chiamati” si rafforza in me il convincimento che Vittorio Iavazzo sia uno di quegli artisti che non hanno avuto necessità di un appello, di un richiamo all’arte.
L'uomo moderno crede di perdere "il tempo" quando non fa le cose in fretta;
eppure non sa che cosa fare del tempo che guadagna, tranne che ammazzarlo.
Erich Fromm